Battere la crisi in 10 mosse

Battere la crisi in 10 mosse

 

In questo periodo i telegiornali  sembrano annunciare l’inizio di una timida ripresa economica ed occupazionale del nostro Paese. 

Anche se questo non può che infonderci qualche speranza, nel nostro quotidiano i segnali di questa ripresa stentano a farsi riconoscere. 

E così, mentre molti giovani (e meno giovani) continuano ad emigrare in cerca di condizioni migliori, chi rimane qui, che sia per scelta o meno, è costretto a misurarsi tutti i giorni con lavori precari, disoccupazione, scarsità dei servizi, bollette da pagare, rincari dei costi, talk show urlati che ci lasciano storditi e delusi.  

Difficile, in questa situazione, non sentirsi disorientati, confusi e spaventati.  

E così, il rischio è che in testa, giorno dopo giorno, si affollino dubbi e  preoccupazioni, che si perda progressivamente la speranza per il proprio futuro e per quello dei propri cari ed anche la fiducia in se stessi, negli altri, nelle Istituzioni. 

Tutto questo, si traduce di fatto in una peggiore qualità di vita, dove, accanto alle difficoltà concrete, possono presentarsi stati di ansia, angoscia, umore depresso e problemi relazionali. 

 

Sembra impossibile, in tutto questo, riuscire a trovare qualcosa di positivo, o qualcosa che possa aiutarci a non lasciarci invadere dai pensieri negativi. 

Ma è davvero così? O è possibile, invece, fare qualcosa per gestire al meglio la situazione? 

In psicologia esistono due concetti, che sono denominati “Coping” e “Resilienza”. 

Se la capacità di coping rappresenta l’abilità dell’individuo di adattarsi ad uno stress, superando le difficoltà che esso provoca, la resilienza rappresenta invece non solo l’abilità di adattamento allo stress e quindi la capacità di resistenza, ma anche quella di saper prendere il meglio dalla situazione, trasformando gli ostacoli in occasioni di trasformazione positiva, “nonostante tutto”. 

La capacità di un individuo di essere resiliente dipende da molti fattori, attuali e pregressidi natura personale, familiare e sociale, che si intersecano in maniera complessa e non facilmente decifrabile. 

Ma ciò che è importante è che si tratti di un processo, che quindiin quanto tale, può essere in qualche maniera condizionato e, quindi, facilitato. 

 

Come si fa, quindi, a promuovere la propria capacità di resilienza? 

Un aiuto specialistico è sempre auspicabile, in quanto qualunque fenomeno di natura psicologica, per essere compreso ed in qualche maniera “modificato”, necessita di figure competenti che abbiano i giusti strumenti per farlo. 

Tuttavia questo non sempre è possibile, e allora ciò che si può fare è tentare di individuare delle “strategie” che possano aiutarci a gestire meglio questo periodo così difficile. 

E allora, eccone alcune che vi proponiamo noi, sperando che possano esservi utili. 

 
  1. Cercare di coltivare i propri interessi:  spesso, presi dai nostri problemi, quasi ci sembra di non poterci concedere neppure un minuto per noi e per le cose che ci piacciono. Come se, per farlo, dovessimo prima risolvere i nostri problemi e poi tutto il resto. 

Dare la priorità alle cose più importanti è naturale; tuttavia, concederci un po’ di tempo libero da dedicare a ciò che ci piace, è un modo per prenderci cura di noi e per dirci che noi ed i nostri problemi NON siamo la stessa cosa. 

  1. Imparare cose nuove: cerchiamo di dare alla nostra mente la possibilità di posarsi su nuovi stimoli che ci allietino e che conducano i nostri pensieri in direzioni diverse dal solito. 

  1. Porsi dei piccoli o medi obiettivi da raggiungere: sappiamo bene quali sono i nostri grandi obiettivi. Per esempio, comprarci finalmente una casa nuova, trovare un lavoro o una relazione stabile. 

 

Tuttavia, ottenerli non è facile e spesso non è nemmeno dipendente da noi: tuttavia può sorgere nella nostra mente l’idea errata di non essere in grado di raggiungere alcun obiettivo.  Provare a concentrarsi su piccoli obiettivi che siano di nostro interesse, può aiutare a sperimentarci come persone che possono raggiungere degli obiettivi ragionevoli in tempi ragionevoli. Ciò ci consentirà di non sperimentare più soltanto il senso di impotenza, ma anche quello di efficacia. 

 
  1. Evitare di isolarsia volte, quando il nostro umore è depresso, può capitare di non aver voglia di incontrare nessuno. Eppure, anche la rete sociale rappresenta uno dei fattori in grado di promuovere la capacità di resilienza. Certamente ciò non significa che la capacità o il desiderio di rimanere soli non siano una risorsa; Solo, occorre tentare di evitare che la solitudine divenga la nostra unica alternativa. 

  1. Soffermarsi sulle proprie risorse e non solo sui propri limiti: quando le cose vanno male, non c’è niente di più facile che concentrarsi sui propri difetti. Un utile “esercizio” sarà allora quello di provare a porre la nostra attenzione sulle nostre risorse.  

  1. Trasformare le “colpe” in “responsabilità”:  se non siamo soddisfatti della nostra vita, è possibile che il nostro pensiero sia polarizzato sulle nostre colpe, oppure su quelle degli altri; facendoci sentire nel primo caso fallimentari e colpevoli, nel secondo vittime ed impotenti. 

La colpa, tuttavia, è un’attribuzione giudicante, che in fondo ci dice che quando ci siamo presi le nostre responsabilità, abbiamo sbagliato e forse sarebbe stato meglio che non l’avessimo mai fatto. Sospendere il giudizio può aiutarci a guardare alle nostre azioni in maniera più oggettiva, a prescindere dalle conseguenze che esse hanno generato. 

 
  1. Avere un “locus of control” interno: stimolare una visione della vita in cui non sia “il caso” o “la fortuna” a determinare gli eventi che ci capitano, ma che con le nostre capacità e la nostra volontà sia possibile agire sulla propria vita.  

  1.  Ricordarsi del bionomio “mente-corpo”: anche se nei momenti difficili può capitare di trascurarsi un po’, sarebbe utile, invece prendersi cura anche del proprio corpo: il movimento fisico, una sana alimentazione, le giuste ore di sonno, lo stare all’aria aperta, possono aiutare anche il proprio benessere psicologico. 

  1. Trovare le parole: se non ci sentiamo bene, può essere utile poterlo raccontare a chi ci vuole bene. 

Il nostro partner, i nostri genitori, un caro amico: loro saranno contenti di essere stati scelti come confidenti.  

  1. Scrivere: quando parlare con qualcuno non ci è possibile o anche quando invece lo è, potrebbe essere utile, se ci piace e ci va, scrivere. Narrare ciò che ci accade e ciò che proviamo, ci aiuta ad elaborarlo e, in qualche misura, a prenderne le giuste distanze. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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