“Primo colloquio gratuito!”: siamo sicuri che sia davvero conveniente?

“Primo colloquio gratuito!”: siamo sicuri che sia davvero conveniente?

Alcuni anni fa avevo iniziato una collaborazione con un poliambulatorio medico, in cui la prassi vigente era che la segreteria filtrasse i contatti tra i pazienti e le figure sanitarie presenti.

Quando richiesi, quindi, che ciò nel mio caso non avvenisse, ci volle un po’ di tempo affinchè il responsabile del poliambulatorio comprendesse che -per la mia professionalità-fosse necessario che tutti gli elementi della relazione terapeutica venissero gestiti da me, in prima persona.

Il motivo è che la relazione terapeutica ha inizio, in realtà, fin da quando Paziente e Terapeuta conoscono l’uno il nome dell’altro.
Normalmente è il paziente che viene a conoscenza per primo del nome dello psicoterapeuta, raccogliendo su di lui informazioni di vario tipo, attraverso il passaparola o con l’ausilio di internet; queste informazioni contribuiranno alla formazione di una preliminare immagine del professionista.

Se è vero quindi, che la relazione tra paziente e terapeuta inizia precedentemente al primo colloquio, non possiamo ritenere che il primo colloquio rappresenti “un mondo a parte” rispetto agli incontri successivi, dove esiste un assetto ragionato, con limiti e regole, in cui rientra anche il costo dei singoli colloqui.

Ecco che allora, tanto l’offerta quanto la richiesta del primo colloquio gratuito, non sono elementi privi di significato.

Personalmente ho sperimentato per alcuni mesi questa modalità, per cercare di capire se fosse utile a me -per lavorare meglio- e ai pazienti – per accedere più facilmente alla psicoterapia.

La gratuità del primo colloquio sembrerebbe infatti incoraggiare, almeno all’apparenza, il contatto tra pazienti e terapeuti, ancor più in un contesto come quello italiano, in cui la cultura psicologica non è ancora sufficientemente compresa.

Tuttavia il primo colloquio è parte integrante dell’intero percorso psicoterapeutico; ed anzi, rappresenta un momento particolarmente importante.

Il primo colloquio è utile a comprendere la richiesta del paziente, l’utilità o meno di una psicoterapia e l’opportunità che questa venga intrapresa proprio con quello psicoterapeuta e non con un altro.
Il primo colloquio, quindi, è un momento molto complesso e ricco di informazioni.
Il paziente racconta le ragioni che lo hanno spinto a rivolgersi ad uno psicoterapeuta e ciò che spera di ottenere; lo psicoterapeuta cerca di comprendere i bisogni della persona che si trova davanti e di capire se possiede gli strumenti per sostenerla e quale potrebbe essere il percorso migliore per lui.

E allora, in tutto questo, quali possono essere le implicazioni del colloquio gratuito?

La gratuità del primo colloquio è una comunicazione che lo psicoterapeuta manda al paziente: in cui quindi, il professionista “manipola” la dimensione dell’investimento economico che il paziente dovrà necessariamente operare.
È infatti un criterio comunemente accettato nella nostra cultura che le prestazioni professionali vengano retribuite.
Quindi, mentre nel momento in cui lo psicoterapeuta chiede di essere pagato, semplicemente corrisponde a questo criterio condiviso, la gratuità modifica questo assetto scontato, inserendo quindi degli impliciti, che inevitabilmente verranno interpretati dal paziente.

Il paziente potrebbe,per esempio, sentirsi “grato” verso il terapeuta; oppure, potrebbe pensare che lo psicoterapeuta stia cercando di “sedurlo” con la gratuità.
O ancora, potrebbe pensare che il terapeuta non abbia una buona immagine di sè, tanto da “svendersi”.
In qualche modo, insomma, lo psicoterapeuta introduce con la gratuità una comunicazione su di sè che può essere soggetta a diverse interpretazioni; in un momento in cui è ancora assente una solida alleanza terapeutica.

Sala da ballo: due danzatori sono in procinto di iniziare un Valzer. Si guardano, non si conoscono, cercano di capire se sarà bello ballare insieme. Se sarà possibile trovare una sintonia, diventare un solo corpo fatto di due identità.
Ma cosa succede se chi conduce, scalpitante ed ansioso, prima ancora che inizi la musica, prima ancora che si trovi l’abbraccio giusto, scelga di fare il primo passo?

Il rischio sembra essere quello di pregiudicare le evoluzioni successive del percorso terapeutico.

E quando è il paziente a richiedere il primo colloquio gratuito, o a cercare uno psicoterapeuta che lo offra?
In maniera del tutto speculare, andando oltre gli aspetti concreti che possano spingerlo a fare questa richiesta, è possibile che il paziente stia inviando una comunicazione di rilievo, non tanto su ciò che pensa del colloquio psicoterapeutico o dello psicoterapeuta; quanto sull’investimento emotivo che sente di potersi permettere. Sul valore che dà alla cura di sè ed allo spazio che ha deciso di concedersi.
Ecco che allora, il primo colloquio a pagamento, rappresenta l’opportunità di poter dare, senza ambivalenze di sorta, il giusto valore ad un percorso che spesso, quando vissuto con coraggio, genera un solido rinnovamento nella nostra vita.

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